Autunno 2010: in tutta Italia studenti universitari e medi scendono in piazza per bloccare l’approvazione del ddl 1905. Rispetto al 2008, quando la legge 133 apriva la stagione di lotte per difendere il diritto allo studio, il movimento è più maturo, siamo più maturi.
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A Napoli, in una settimana, le scuole, le facoltà sono state occupate (l’Orientale, Lettere e Architettura della Federico II), siamo scesi in piazza sotto la pioggia tutti i giorni, per bloccare la stazione, le strade, per sanzionare il CEPU, il Mattino, la Provincia, il Comune, Confindustria.
Ieri siamo andati al San Carlo, abbiamo legato la nostra lotta a quella più generale dei tagli alla cultura, abbiamo cominciato un’assemblea con i lavoratori e gli artisti che preparavano la prima della Tosca. Ma forse era un po’ troppo e Polizia e Carabinieri che, entrati da un ingresso secondario, hanno caricato più volte gli studenti in assemblea. Ma non hanno ottenuto nulla, hanno raccolto solo più determinazione e consapevolezza dei nostri mezzi; hanno mostrato l’intolleranza di chi non ascolta e risponde cercando di distruggere ciò che si prova a costruire: l’unità delle lotte.
Non siamo scappati, siamo rimasti insieme, anche sotto la Questura, per aspettare i due studenti fermati e subito rilasciati e poi siamo tornati all’Università, ancora in tanti. Abbiamo deciso di continuare, ci siamo guardati negli occhi e abbiamo capito che non ci avevano spaventati e costretto a fare un passo indietro; che hanno provato a farci indietreggiare ma non ci sono riusciti. Ora siamo ancora più consapevoli dei nostri mezzi e consapevoli che facciamo paura, che quella minoranza che decide sta cominciando a fare i conti con quella maggioranza che lotta.
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